Saturday, March 17, 2012

Morto Demjanjuk, "il boia di Sobibor"

MONACO

Morto Demjanjuk, "il boia di Sobibor"
complice del massacro di 28mila ebrei

Ucraino, soldato dell'esercito sovietico, fu catturato dai tedeschi e arruolato come ausiliario Ss e guardia nel campo di sterminio polacco. Dopo la guerra si rifugiò negli Usa e fece l'operaio fino al 1977 quando il suo passato fu scoperto. L'anno scorso la condanna, senza arresto per l'età

BERLINO - E' morto in Germania, a Rosenheim, John Demjanjuk, una ex guardia carceraria di un campo di sterminio nazista, conosciuto come "il boia di Sobibor". Aveva 91 anni. Di origine ucraina, nel 2011 Demjanjuk era stato condannato a cinque anni di carcere nel 2011 dal tribunale di Monaco di Baviera, con l'accusa di aver partecipato all'eccidio di 27.900 ebrei nel campo di sterminio di Sobibor, in Polonia, durante la Seconda guerra mondiale. L'arresto fu poi revocato a causa dell'età avanzata. Il processo durò 18 mesi e fu possibile solo dopo una difficile trattativa condotta dalla Germania per ottenere la sua estradizione dagli Usa, dove aveva vissuto circa cinquant'anni, nascosto sotto i panni di un operaio metalmeccanico.

Il 12 maggio dello scorso anno, adagiato su una barella e protetto da occhiali da sole, Demjanjuk ascoltò impassibile il verdetto emesso dal tribunale, dopo un processo durato un anno e mezzo. Prima della sentenza, respinse con un semplice "no" l'offerta di pronunciare una dichiarazione finale. Due anni prima, il 12 maggio 2009, dopo essere stato privato della cittadinanza americana ed espulso dagli Stati Uniti, Demjanjuk arrivava all'aeroporto di Monaco di Baviera e veniva condotto in ambulanza al carcere di Stadelheim.

Cominciò così l'ultimo capitolo di una vicenda che si era aperta nel 1977, quando emersero le prime accuse contro quello che allora era un semplice operaio in un'industria automobilistica di Cleveland, Ohio. Nato il 3 aprile 1920 in Ucraina, Demjanjuk
fu catturato dai nazisti nel 1942, quando era un soldato dell'esercito sovietico. Secondo l'accusa, che ha sempre negato, accettò di entrare nei Travniki, un corpo di ausiliari delle SS spesso impiegato nei campi di sterminio. Dopo la guerra visse in Germania fino al 1952, poi emigrò negli Stati Uniti, nascondendo il suo passato.

In Ohio, Demjanjuk si costruì una nuova vita, cambiando il suo nome da Ivan a John. Il suo caso si aprì nel 1977, quando il dipartimento di Stato americano iniziò la procedura per la revoca della cittadinanza, dopo la scoperta del suo passato nazista. Trasferito in Israele, nel 1988 fu condannato a morte con l'accusa di essere stato un guardiano del lager di Treblinka, tristemente noto come "Ivan il terribile". Ma nel 1993 la Corte Suprema israeliana lo assolse, stabilendo che si era trattato di uno scambio di persona.

Demjanjuk tornò negli Stati Uniti, ma il suo caso fu poi riaperto da nuove accuse, che lo indicavano come guardiano del lager di Sobibor. Privato della cittadinanza americana, l'uomo tentò in ogni modo di opporsi all'espulsione dagli Stati Uniti, in ragione della sua età avanzata e delle sue condizioni di salute. Dopo una serie di inutili appelli contro il provvedimento di espulsione emesso nel 2005, Demjanjuk fu estradato nel maggio 2009 in Germania e rinchiuso in carcere a Monaco dove poi si tenne il processo.

Testimoniarono diversi sopravvissuti al lager di Sobibor, o parenti di vittime, in maggior parte ebrei olandesi. Uno di loro , il 90enne Jules Schelvis, chiese che Demjanjuk venisse condannato e poi scarcerato. "In memoria dell'umanesimo dei miei genitori, chiedo alla corte di riconoscere colpevole quest'uomo anziano, che ha già trascorso nove anni di carcere, ma di non punirlo", affermò Schelvis. Sua moglie Rachel era stata uccisa nel 1943 nel lager di Sobibor. Pochi giorni dopo la sentenza, Demjanjuk venne trasferito in una casa di riposo di Bad Feilnbach, nei pressi di Monaco.

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