Thursday, March 22, 2012

Pesach 5772

Amiche ed amici, nel frastuono di eventi creato da Farmerama, ognuno meraviglioso a suo modo, noto un certo silenzio verso gli eventi del popolo ebraico. Per questo chiedo agli amici della Bigpoint di creare un evento in occasione della prossima Pesach, quella del 5772esimo anno ebraico, quella che sarà dal 7 al 14 aprile prossimi.
Vi allego la spiegazione della Comunità Ebraica di Firenze... noterete che molti prodotti sono già fra quelli che si producono su Farmerama...
datevi da fare...
Ettore Lomaglio Silvestri


L’educazione alla libertà; un’idea implicita nella creazione dell’uomo a immagine divina, è uno degli obiettivi fondamentali di tutti i precetti. Nel raggiungimento di questo obiettivo le feste del pellegrinaggio (Pèsach, Shavuòt e Sukkòth) rivestono una funzione importante. Tre sono i tipi di libertà che devono essere raggiunti: la libertà fisica (da ogni forma di dittatura), la libertà spirituale (intesa come libertà di esprimersi nella propria cultura) e la libertà economica (intesa come libertà dal bisogno). Pèsach (Pasqua) ricorda la liberazione degli ebrei dalla schiavitù egiziana. Inizia il 15 di Nissàn e dura otto giorni. Per tutta la festa è vietato consumare cibi chamètz, cioè provenienti dalla fermentazione delle seguenti specie di graminacee: grano, orzo, avena, spelta e vecce. Il pane viene sostituito dalla matzà, il pane azzimo. Caratteristica fondamentale di questa festa è il sèder, la cena pasquale, nel corso della quale viene letta la Hagadà (un testo in cui viene narrata la storia degli ebrei in Egitto), si mangiano azzime ed erba amara, in ricordo dell’amarezza della schiavitù. Quando esisteva il santuario si faceva il sacrificio pasquale e si mangiava l’agnello. Un’operazione importante che viene fatta in casa durante l’antivigilia è quella della Bediqat chametz, cioè la ricerca delle sostanze lievitate o che si sospetta possano essere tali. La vigilia di Pèsach i primogeniti digiunano dall’alba al tramonto, in ricordo del fatto che essi furono salvati, a differenza dei primogeniti egiziani, morti durante l’ultima piaga

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